Coronavirus: perchè le paure possono diventare panico e come proteggersi con comportamenti adeguati, pensieri corretti ed emozioni fondate.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha pubblicato un vademecum con alcune indicazioni per proteggersi con comportamenti adeguati, pensieri corretti e emozioni fondate. Il documento non vuole sostituirsi ovviamente al consulto professionale, ma essere uno spunto per riflettere e orientare i pensieri, emozioni e comportamenti individuali e collettivi, di fronte al COVID-19.
Vi invitiamo a leggere tutto il documento a questo link: http://www.fofi.it/ordineno/allegati_professione/documento3929890.pdf?fbclid=IwAR0yV6WUsTk8k31A5nzZ1z5MZUX-vY8nzB5lbeLv55KQWI79au7XL6cxgF0
La paura che diventa angoscia e panico.
La paura è naturale risposta a una minaccia. Ma quando, come nel caso di un virus, la minaccia non è visibile né localizzabile né riconoscibile, la paura si trasforma. E diventa angoscia, panico. Si legge nell’opuscolo:
“La paura è un’emozione potente e utile. È stata selezionata dall’evoluzione della specie umana per permettere di prevenire i pericoli ed è quindi funzionale a evitarli. Però funziona bene – si legge nell’introduzione dell’opuscolo – se è proporzionata ai pericoli. Così è stato fino a quando gli uomini avevano esperienza diretta dei pericoli e decidevano volontariamente se affrontarli oppure no. Oggi molti pericoli non dipendono dalle nostre esperienze. Ne veniamo a conoscenza perché sono descritti dai media e sono ingigantiti dai messaggi che circolano sulla rete. Si ha più paura dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi, e la diffusione del nuovo coronavirus ha proprio queste caratteristiche. Ecco alcune indicazioni per evitare che la paura diventi eccessiva rispetto ai rischi oggettivi, finendo per danneggiarci”.
Queste le 5 indicazioni anti-panico:
- Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo. Il coronavirus è un virus contagioso ma come ha sottolineato una fonte Oms, su 100 persone che si ammalano la maggior parte guarisce spontaneamente o ha solo problemi lievi. Le misure collettive eccezionali scaturiscono soprattutto dall’esigenza di arginare l’epidemia.
- Non confondere una causa unica con un danno collaterale. Le situazioni più gravi o i decessi sono per lo più dovuti all’azione congiunta di più problemi di salute, non sono causati solo dall’azione del coronavirus, così come successo e succede nelle forme influenzali che registrano decessi ben più numerosi.
- Farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi. Molti provano ansia e desiderano agire e fare qualcosa pur di farla calare, e questo può generare stress e comportamenti irrazionali e poco produttivi. Pur di fare qualcosa, spesso si finisce per fare delle cose sbagliate e a ignorare azioni protettive semplici, apparentemente banali ma molto efficaci, come quelle suggerite dalle autorità sanitarie.
- Troppe emozioni impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni. È difficile controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura il rischio oggettivo.
- Siamo preoccupati della vulnerabilità nostra e dei nostri cari e cerchiamo di renderli invulnerabili. Ma la ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è controproducente perché ci rende eccessivamente paurosi, incapaci di affrontare il futuro perché troppo rinchiusi in noi stessi.
- Evitare la ricerca compulsiva di informazioni, usare diffondere fonti informative affidabili. Si consiglia di ridurre la sovraesposizione alle informazioni dei media e dei social. Una volta acquisite le informazioni di base, è sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti affidabili. Si hanno così tutte le informazioni necessarie per proteggersi, senza farsi sommergere da un flusso ininterrotto di allarmi ansiogeni.
- Un fenomeno collettivo e non personale. Il coronavirus non è un fenomeno individuale. Ci dobbiamo proteggere come collettività responsabile. L’Istituto superiore di sanità indica semplice azioni di prevenzione individuale. L’uso regolare di queste azioni elementari riduce significativamente i rischi di contagio per sé, chi ci è vicino e la collettività tutta.
- Agisci collettivamente per un fenomeno collettivo. Chi si è fatto un’idea corretta del fenomeno è bene che cerchi di aiutare gli altri raccontando in parole semplici le raccomandazioni utili, ragionando con calma e pazienza invece di ignorare o peggio disprezzare chi non sa e si rifiuta di pensare. Agire tutti in modo informato e responsabile e aiutarsi reciprocamente a farlo, aumenta la capacità di protezione della collettività e di ciascuno.
Inoltre, è bene proteggere anche i bambini. Se interrogano gli adulti, è necessario che questi siano sempre disponibili a parlare serenamente di quello che i bambini possono aver sentito e li spaventa, correggendo un quadro statisticamente infondato. È meglio non esporli a informazioni allarmistiche. “Non ti vergognare di chiedere aiuto – si legge ancora nell’opuscolo – e se pensi che la tua paura ed ansia siano eccessive e ti creano disagio, non avere timore di parlarne e di chiedere aiuto a un professionista. Gli psicologi conoscono questi problemi e possono aiutarti in modo competente”.
Leave a Comment